Descrizione
In fondo a piazza Martiri troviamo il teatro comunale, grazioso ed elegante, da sempre vanto del nostro paese.
Il suo magnifico loggione, lo spazioso palco degli attori con il classico sipario e gli artistici scenari dipinti dal Pittara e da altri artisti della Scuola di Rivara, riscuotono l’ammirazione e le lodi di quanto lo visitano.
La storia del nostro Teatro è alquanto curiosa e merita di essere conosciuta. Essa inizia nel 1793, quando alcuni giovani del paese decisero di mettere in scena la Passione di Gesù Cristo. L’esigenza di avere un luogo dove effettuare stabilmente questo tipo di rappresentazioni si fece sentire in maniera crescente nel corso del tempo, tanto che circa vent’anni dopo si decise di realizzare una struttura stabile.
Nel 1810, infatti, un gruppo di uomini capitanati da Antonio Quarello richiese al prefetto di Ivrea Jubé di ampliare uno stanzone di proprietà comunale, allora adibito a scuola e sala consigliare, e realizzare un palcoscenico sulle rovine di un edificio adiacente. La proposta non piacque al sottoprefetto Marchetti, che si oppose alla proposta, sostenendo che «i teatri sono oggi fonte di corruzione dei costumi». Il sottoprefetto dovette però arrendersi alla decisione del suo superiore, che invece si disse d’accordo e approvò l’inizio dei lavori. Si costruì allora una semplice tettoia con i muri intonacati, certamente funzionale ma molto lontana da quello che vediamo oggi.
Nel 1852 l’ingegner Musso realizzò il progetto di un teatro vero e proprio, che venne realizzato grazie al contributo di numerosi benefattori. Curiosamente il teatro aveva una pianta che era completamente l’opposto di quella odierna: il palcoscenico si trovava infatti dove adesso si trova il foyer e l’ingresso alla sala avveniva dall’attuale Via Colli.
Degna di nota è la fondazione, nel 1854, della Società Filodrammatica che aveva lo scopo di gestire la nuova struttura. All’epoca gli spettacoli erano tenuti da dilettanti locali, ma il livello doveva essere certamente buono perché proprio l’ingegner Musso, insieme all’allora medico condotto e ad altri suoi compaesani, tennero dei corsi di teatro con lo scopo di mettere in scena spettacoli di qualità.
Negli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento soggiornarono a Rivara molti artisti, ospiti (ma soprattutto grandi amici) di Carlo Pittara. Il pittore paesaggista torinese trascorse molto tempo a Rivara, dove soleva venire in villeggiatura nelle proprietà di suo cognato, il banchiere Carlo Ogliani, che proprio in quel periodo fece costruire la villa omonima, oggi sede comunale. Al gruppo di pittori, tra cui ricordiamo Avondo, Rayper, e Pastoris, faceva spesso visita anche il poeta Giuseppe Giacosa.
Testimonianze dell’epoca descrivono questi uomini come molto allegri e amanti delle rappresenta-zioni comiche che mettevano in scena abitualmente, divertendosi e divertendo il pubblico. Proprio loro decisero, nel 1875, di rinnovare completamente il teatro con l’aiuto, tra gli altri, degli scenografi Ferri e Foretti del Regio di Torino.
Il risultato è il teatro che vediamo oggi, con lo stupendo sipario dipinto (attribuito a Pittara e raffigurante il Castello Vecchio) e l’elegante facciata decorata. Il portone d’ingresso venne donato dalla famiglia Ogliani e proviene dalla cappella, oggi non più esistente, del castello. È interessante notare come all’epoca gli spettatori assistessero in piedi alle rappresentazioni, cui seguivano balli in cui si esibiva l’orchestrina che in precedenza aveva accompagnato lo spettacolo.
La prima commedia rappresentata nella rinnovata struttura fu il vaudeville “Il diavolo rosso”, cui ne seguirono altre (sempre ad opera dei pittori insieme a dilettanti locali) oggi considerate classici del teatro in lingua piemontese, come “Le miserie d’Monsù Travet” di Bersezio e “La felicità d’Monsù Guma” di Garelli.
Negli anni seguenti le rappresentazioni continuarono numerose, ma è da segnalare un evento che esula dall’ambito artistico. Nel 1920 all’interno del teatro fu infatti premiato il brigadiere Poncet che quell’anno aveva arrestato a Rivara il pericoloso brigante Alessandro Baudissard.
La scarsa lungimiranza dei podestà fascisti, spesso residenti fuori dai paesi che amministravano, e la mancanza di una compagnia teatrale rivarese fecero sì che nel periodo a cavallo del secondo conflitto mondiale il teatro venisse affittato ad impresari che vi allestirono la prima sala cinematografica del paese. L’apertura negli anni Cinquanta del più moderno cinema Corallo causò l’abbandono e la rapida rovina della struttura, che venne usata a partire dagli anni Sessanta come magazzino comunale.
Degna di nota è la rassegna “Teatri per un Teatro” del giugno 1994, che per alcuni giorni portò a Ri-vara numerosi artisti professionisti (tra i quali ricordiamo Sergio Ariotti, Bruno Gambarotta e Paola Roman) i quali recitarono all’interno dell’allora magazzino, svuotato definitivamente in quell’occasione e tornato alla sua funzione originaria.
Una diversa sensibilità verso l’arte e in generale una presa di coscienza del valore aggregativo del teatro, portarono negli anni Novanta all’inizio dei lavori di restauro. Si arrivò così alla riapertura nel settembre 2002, accompagnata dalla rifondazione della Società Filodrammatica, con presidente l’attore Adolfo Fenoglio.
Il teatro di Rivara è oggi una realtà dal notevole spessore culturale che, grazie al lavoro di molti volontari e al sostegno costante di centinaia di soci nel corso degli anni, costituisce un vanto per tutto il Canavese.
Di fronte al Teatro merita attenzione il Mercato Coperto, chiamato dai rivaresi “L’Ala”.
Il suo magnifico loggione, lo spazioso palco degli attori con il classico sipario e gli artistici scenari dipinti dal Pittara e da altri artisti della Scuola di Rivara, riscuotono l’ammirazione e le lodi di quanto lo visitano.
La storia del nostro Teatro è alquanto curiosa e merita di essere conosciuta. Essa inizia nel 1793, quando alcuni giovani del paese decisero di mettere in scena la Passione di Gesù Cristo. L’esigenza di avere un luogo dove effettuare stabilmente questo tipo di rappresentazioni si fece sentire in maniera crescente nel corso del tempo, tanto che circa vent’anni dopo si decise di realizzare una struttura stabile.
Nel 1810, infatti, un gruppo di uomini capitanati da Antonio Quarello richiese al prefetto di Ivrea Jubé di ampliare uno stanzone di proprietà comunale, allora adibito a scuola e sala consigliare, e realizzare un palcoscenico sulle rovine di un edificio adiacente. La proposta non piacque al sottoprefetto Marchetti, che si oppose alla proposta, sostenendo che «i teatri sono oggi fonte di corruzione dei costumi». Il sottoprefetto dovette però arrendersi alla decisione del suo superiore, che invece si disse d’accordo e approvò l’inizio dei lavori. Si costruì allora una semplice tettoia con i muri intonacati, certamente funzionale ma molto lontana da quello che vediamo oggi.
Nel 1852 l’ingegner Musso realizzò il progetto di un teatro vero e proprio, che venne realizzato grazie al contributo di numerosi benefattori. Curiosamente il teatro aveva una pianta che era completamente l’opposto di quella odierna: il palcoscenico si trovava infatti dove adesso si trova il foyer e l’ingresso alla sala avveniva dall’attuale Via Colli.
Degna di nota è la fondazione, nel 1854, della Società Filodrammatica che aveva lo scopo di gestire la nuova struttura. All’epoca gli spettacoli erano tenuti da dilettanti locali, ma il livello doveva essere certamente buono perché proprio l’ingegner Musso, insieme all’allora medico condotto e ad altri suoi compaesani, tennero dei corsi di teatro con lo scopo di mettere in scena spettacoli di qualità.
Negli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento soggiornarono a Rivara molti artisti, ospiti (ma soprattutto grandi amici) di Carlo Pittara. Il pittore paesaggista torinese trascorse molto tempo a Rivara, dove soleva venire in villeggiatura nelle proprietà di suo cognato, il banchiere Carlo Ogliani, che proprio in quel periodo fece costruire la villa omonima, oggi sede comunale. Al gruppo di pittori, tra cui ricordiamo Avondo, Rayper, e Pastoris, faceva spesso visita anche il poeta Giuseppe Giacosa.
Testimonianze dell’epoca descrivono questi uomini come molto allegri e amanti delle rappresenta-zioni comiche che mettevano in scena abitualmente, divertendosi e divertendo il pubblico. Proprio loro decisero, nel 1875, di rinnovare completamente il teatro con l’aiuto, tra gli altri, degli scenografi Ferri e Foretti del Regio di Torino.
Il risultato è il teatro che vediamo oggi, con lo stupendo sipario dipinto (attribuito a Pittara e raffigurante il Castello Vecchio) e l’elegante facciata decorata. Il portone d’ingresso venne donato dalla famiglia Ogliani e proviene dalla cappella, oggi non più esistente, del castello. È interessante notare come all’epoca gli spettatori assistessero in piedi alle rappresentazioni, cui seguivano balli in cui si esibiva l’orchestrina che in precedenza aveva accompagnato lo spettacolo.
La prima commedia rappresentata nella rinnovata struttura fu il vaudeville “Il diavolo rosso”, cui ne seguirono altre (sempre ad opera dei pittori insieme a dilettanti locali) oggi considerate classici del teatro in lingua piemontese, come “Le miserie d’Monsù Travet” di Bersezio e “La felicità d’Monsù Guma” di Garelli.
Negli anni seguenti le rappresentazioni continuarono numerose, ma è da segnalare un evento che esula dall’ambito artistico. Nel 1920 all’interno del teatro fu infatti premiato il brigadiere Poncet che quell’anno aveva arrestato a Rivara il pericoloso brigante Alessandro Baudissard.
La scarsa lungimiranza dei podestà fascisti, spesso residenti fuori dai paesi che amministravano, e la mancanza di una compagnia teatrale rivarese fecero sì che nel periodo a cavallo del secondo conflitto mondiale il teatro venisse affittato ad impresari che vi allestirono la prima sala cinematografica del paese. L’apertura negli anni Cinquanta del più moderno cinema Corallo causò l’abbandono e la rapida rovina della struttura, che venne usata a partire dagli anni Sessanta come magazzino comunale.
Degna di nota è la rassegna “Teatri per un Teatro” del giugno 1994, che per alcuni giorni portò a Ri-vara numerosi artisti professionisti (tra i quali ricordiamo Sergio Ariotti, Bruno Gambarotta e Paola Roman) i quali recitarono all’interno dell’allora magazzino, svuotato definitivamente in quell’occasione e tornato alla sua funzione originaria.
Una diversa sensibilità verso l’arte e in generale una presa di coscienza del valore aggregativo del teatro, portarono negli anni Novanta all’inizio dei lavori di restauro. Si arrivò così alla riapertura nel settembre 2002, accompagnata dalla rifondazione della Società Filodrammatica, con presidente l’attore Adolfo Fenoglio.
Il teatro di Rivara è oggi una realtà dal notevole spessore culturale che, grazie al lavoro di molti volontari e al sostegno costante di centinaia di soci nel corso degli anni, costituisce un vanto per tutto il Canavese.
Di fronte al Teatro merita attenzione il Mercato Coperto, chiamato dai rivaresi “L’Ala”.
Indirizzo e punti di contatto
Nome | Descrizione |
---|---|
Indirizzo | Via Bartolomeo Grassa n. 9 |
teatro.rivara@gmail.com | |
Tariffe | € 15,00 quota per tessera associativa € 15,00 prezzo per spettacoli compagnie professioniste € 10,00 prezzo per spettacoli compagnie amatoriali € 8,00 prezzo fisso per gli associati Ingresso gratuito per i bambini minori di 6 anni € 160,00 prezzo affitto del teatro per una serata € 210,00 prezzo affitto del teatro per due serate |
Mappa
Indirizzo: Via Bartolomeo Grassa, 11, 10080 Rivara TO, Italia
Coordinate: 45°20'4''N 7°37'31,2''E
Indicazioni stradali (Apre il link in una nuova scheda)
Modalità di accesso
Accesso libero, privo di barriere architettoniche